Dalla guerra, AcidRain: il malware wiper contro l’Internet satellitare europeo

Importanti dettagli su quello che allo stato attuale è il più importante attacco informatico dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, fanno emergere l’utilizzo di un nuovo pericoloso wiper. Scopriamo i dettagli di AcidRain

Pubblicato il 04 Apr 2022 Fonte Completa : https://www.cybersecurity360.it/nuove-minacce/dalla-guerra-acidrain-il-malware-wiper-contro-linternet-satellitare-europeo/

Dario Fadda

Research Infosec, fondatore Insicurezzadigitale.com

Gli esperti di sicurezza di SentinelLabs hanno isolato il nuovo malware wiper utilizzato anche nell‘attacco cyber a Viasat, denominato AcidRain mirato contro router e modem. Ora si conoscono i dettagli dell’elemento veicolo di attacco, che ha messo fuori combattimento le turbine eoliche in Germania. Considerato per ora il più importante attacco informatico nell’attuale scenario di invasione russa dell’Ucraina, quello a Viasat ha coinvolto anche l’Italia per via dell’amministrazione di Eutalsat operata dall’italiana Skylogic.

Indice degli argomenti

Come è avvenuto l’attacco a Viasat

Secondo i ricercatori di malware Juan Andres Guerrero-Saade e Max van Amerongen, si ritiene che l’ultimo wiper, soprannominato AcidRain, faccia parte di un attacco alla catena di approvvigionamento più significativo mirato a distruggere il servizio Internet satellitare di Viasat.  

Viasat ha dichiarato in una nota ufficiale che l’attacco informatico è stato organizzato su due fronti, contro la sua rete KA-SAT e ha provocato la sovrascrittura di comandi software dannosi nella memoria interna del modem, rendendo inutilizzabili decine di migliaia di modem/router in tutta Europa. Secondo le fonti pubblicate, il blackout di Viasat, avvenuto subito dopo che la Russia fatto partire l’invasione dell’Ucraina (il 24 febbraio), ha interrotto il servizio modem sia in Francia che in Italia, gestita per conto di Viasat dall’italiana Skylogic (azienda del gruppo Eutelsat) e ha persino fermato le turbine eoliche in Germania.  

Dopo diversi giorni di offline per i servizi Viasat, la società ha comunicato che il suo intervento è stato composto in parte da sostituzione fisica dei modem/router infettati e in parte da un reset con reinstallazione completa del firmware.

I ricercatori di SentinelLab precisano che le indagini sull’incidente e sulla scoperta del nuovo wiper sono ancora in divenire. Ma hanno diverse prove tra cui sovrapposizioni di codice e altri test che collegano il malware all’attacco contro il colosso della rete satellitare. I ricercatori hanno definito la risposta pubblica di Viacom “incompleta” e hanno affermato che il loro studio tecnico ha rivelato parallelismi con gli attuali attacchi malware VPNFilter collegati a un noto gruppo APT (Sandworm) riconducibile direttamente governo russo, come riportato dall’FBI stessa.  

Le indagini sul wiper AcidRain

“Valutiamo con media certezza che ci sono somiglianze di sviluppo tra AcidRain e un plugin distruttivo di fase 3 VPNFilter. Nel 2018, l’FBI e il Dipartimento di giustizia hanno attribuito la campagna VPNFilter al governo russo”, affermano i ricercatori di SentinelLabs.

Notando che AcidRain è il settimo virus wiper correlato all’invasione russa dell’Ucraina, il team di SentinelLabs ha dichiarato che il file sospetto è stato inviato il 15 marzo al servizio multi-scanner VirusTotal dall’Italia con il nome “ukrop“, riconosciuto dannoso da 29 vendors su 61. Si tratta di un file binario ELF e benché il nome del file può lasciare spazio a diverse interpretazioni, l’analisi in questione di SentinelLabs è stata riconosciuta come coerente dalla stessa Viasat, che lo ha confermato pubblicamente.

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Cybersecurity, i satelliti sono a prova di hacker?

di Piero Iezzi

satelliti

L’intervento di Piero Iezzi

Lo spazio orbitale terrestre sta diventando sempre più trafficato e ambito. Oltre allo “space junk”, la spazzatura spaziale che si muove a velocità supersoniche intorno al nostro pianeta (causando non pochi problemi alle missioni di Nasa e SpaceX), sono sempre di più i satelliti che vengono lanciati dalla terraferma per fornire servizi di vario tipo.

Secondo i dati forniti dall’Index of Objects Launched into Outer Space dell’Unoosa (ovvero l’ufficio per gli affari dello Spazio Esterno dell’Onu) nel 2018 si contavano 792 satelliti per le comunicazioni e diverse altre centinaia usata per sistemi di navigazione, sviluppo e ricerca tecnologica, studio dello spazio, studio della Terra e osservazione del nostro pianeta.

La rete satellitare è da anni un elemento fondamentale per il corretto funzionamento della nostra società. Non potrebbe esserci infatti un sistema di comunicazione così rapido e globale senza la “banda” offerta dai satelliti. Anche alla luce di tale elemento cruciali, i satelliti sono diventati uno fra i principali obiettivi per i criminal hacker e le organizzazioni criminali.

LA SICUREZZA DEI SATELLITI

Il tema è sentito dai principali player del settore che rendono pubblici i propri dubbi, obiettivi e richieste verso le amministrazioni pubbliche attraverso la Sia (Satellite Industry Association, associazione dell’industria satellitare).

L’obiettivo principale di questo settore è fornire una connettività affidabile e sicura, specialmente nelle zone più remote e non ancora collegate da una infrastruttura terrestre di alto livello. La tecnologia strategica interessa diversi settori come quello militare e governativo, senza dimenticare altre nicchie di mercato più legate all’ambiente privato.

Proprio alla luce di questo ruolo cruciale, il settore satellitare sta diventando sempre più vittima di attacchi complessi da parte di criminali, terroristi e Apt (Advanced Persistent Threat) foraggiati da Stati canaglia.

Il panorama delle minacce che colpiscono questo settore è multiforme e i rischi collegati sono enormi. Se da un lato è possibile immaginare un sistema sicuro al 100% solo dal punto di vista teorico, la Sia svolge un’importante attività di redazione di linee guida e white paper al fine di creare best practice efficaci per tutti gli elementi della catena di fornitura.

IMPEGNO CONDIVISO

Fra le altre parti coinvolte in questo complesso lavoro di messa in sicurezza della rete satellitare mondiale, spicca anche il NIST, ovvero il National Institute of Standards and Technology statunitense. Questo organismo tecnico, non avendo poteri sanzionatori, può solo limitarsi a fornire linee guida e cercare di favorire la comunicazione fra le parti coinvolte, specialmente nel caso in cui gli interessi fra queste non siano convergenti.

La lontananza dalla Terra (letteralmente) e la difficoltà nel porre sotto controllo diretto le comunicazioni che avvengono in orbita, mettono sul piatto problematiche serie rispetto al “chi” deve far rispettare le regole e al “come” farlo. In questo contesto, è chiaro che le organizzazioni criminali possono far leva su zone grigie e sacche opache per svolgere la propria attività.

I RISCHI

Qual è lo scenario peggiore che si potrebbe prefigurare a seguito di un attacco satellitare?

Blocco delle comunicazioni: bloccando la capacità di comunicazione di un satellite si possono provocare una serie difficilmente prevedibile di conseguenze negative verso tutti i settori che si basano su tali comunicazioni (trading, sistema finanziario in generale, informazione, ecc.). L’attività di controllo è di per sé complessa, se ci aggiungiamo la distanza, la difficoltà si fa estrema. Ma è possibile prevenire questa eventualità? I rischi collegati all’attività spaziale sono di per sé alti e procedure di routine come il controllo del codice diventano complesse e costose.

L’IMPORTANZA DELLA CRITTOGRAFIA

Uno degli strumenti fondamentali è sicuramente la crittografia, in modo da proteggere i dati che passano attraverso i satelliti e renderli al contempo meno appetibili per i malintenzionati. Considerando la criticità dell’argomento e il fatto che i satelliti devono rimanere operativi per diversi anni dopo il lancio, è fondamentale utilizzare algoritmi di crittografia all’avanguardia.

Si parla in questi casi di crittografia quantistica (e dal lato opposto di attività di cracking quantistica). L’AES (Advanced Encryption Standard) al momento è protetto da tentativi di decifrazione quantistica, a differenza di altri standard crittografici più risalenti nel tempo.

Se è impossibile prevedere quali saranno gli standard di sicurezza e di crittografia nelle decadi è venire, è consigliabile utilizzare (e imporre) gli standard più stringenti e ad alto contenuto tecnologico possibili.

INTEROPERABILITÀ

Questo è un altro concetto cruciale poiché tutte le soluzioni di sicurezza andrebbero considerate e sviluppate all’interno di un sistema complesso che coinvolge tutte le parte. La catena di fornitura e di sviluppo di tutti gli elementi hardware e software dovrebbe rispondere a linee guida complete e condivise così da evitare che un anello debole possa danneggiare a cascata tutti gli altri elementi collegati.

MOLTA STRADA DA FARE

Il presidente Biden ha da poco definito l’infrastruttura satellitare e spaziale come “cruciale” per gli Stati Uniti.

Ma al momento neanche l’amministrazione americana si è dimostrata pronta a emanare Ordini Esecutivi che blocchino del tutto il lancio di satelliti fino a che non saranno promulgate leggi condivise in merito agli standard di sicurezza del settore.

Al momento tutto sembra rimandato a settembre ma noi non abbassiamo la guardia!

Articolo Fonte : https://www.startmag.it/innovazione/cybersecurity-i-satelliti-sono-a-prova-di-hacker/

L’FBI bonifica i sistemi Exchange Server compromessi da Hafnium usando la loro backdoor

backdoor

L'FBI bonifica i sistemi Exchange Server compromessi da Hafnium usando la loro backdoor

L’agenzia federale statunitense sfrutta gli strumenti lasciati dagli hacker per effettuare da remoto la bonifica dei sistemi compromessi ed eliminare le webshelldi Andrea Bai pubblicata il 15 Aprile 2021, alle 16:41 nel canale SICUREZZA
Microsoft

Con un’azione ritenuta senza precedenti, l’FBI sta cercando di mettere al riparo centinaia di sistemi compromessi da Hafnium. Come e perché senza precedenti? Le autorità federali stanno infatti usando gli strumenti originariamente usati dai criminali per “hackerare” a fin di bene i sistemi infetti che si trovano sul territorio americano.

Ricordiamo brevemente cos’è successo: all’inizio del mese di marzo un gruppo di hacker noto con il nome di Hafnium ha sfruttato quattro vulnerabilità 0-day di Microsoft Exchange Server per compromettere decine di migliaia di sistemi sparsi in tutto il mondo. Le azioni degli hacker hanno portato all’installazione di backdoor sui sistemi compromessi, con relative webshell, che permettono cosi l’accesso da remoto anche in un secondo momento.

L’FBI usa le strategie degli hacker per bonificare i sistemi Exchange Server compromessi

Sono proprio queste backdoor e webshell che vengono ora usate dall’FBI per operare da remoto la bonifica dei sistemi infetti, in un’operazione che la stessa agenzia federale ritiene essere di successo. “L’FBI ha condotto la rimozione inviando un comando tramite la webshell al server, progettato per far si che esso eliminasse autonomamente la webshell stessa” spiega il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Un aspetto dell’operazione che potrebbe suscitare qualche polemica è che una buona parte dei proprietari dei server “bonificati” probabilmente non sono ancora a conoscenza dell’azione dell’FBI – e verosimilmente esiste il rischio che qualcuno sia anche completamente ignaro della compromissione. Le autorità federali stanno comunque agendo con l’approvazione di un tribunale del Texas e quindi con l’autorizzazione del Dipartimento di Giustizia. L’FBI sta cercando ora di avvertire i proprietari di server su cui ha effettuato la bonifica.

L’FBI sostiene che migliaia di sistemi sono stati oggetto di applicazione delle patch di sicurezza adeguate direttamente dai loro proprietari prima che prendessero il via le operazioni di bonifica da remoto. L’agenzia federale precisa di aver “rimosso le webshell rimanenti di uno dei primi gruppi di hacker che avrebbero potuto essere sfruttate per mantenere e rafforzare l’accesso persistente e non autorizzato a reti statunitensi”.

Si tratta chiaramente di un precedente importante, che potrebbe anche costituire in futuro un modus operandi convenzionale nel caso di attacchi di grave portata com’è stato quello di Hafnium. E’ comunque un argomento controverso, perché se da un lato l’azione dell’FBI rappresenta un servizio utile, dall’altro è opportuno mettere in conto che un’operazione di questo tipo potrebbe suscitare più di qualche malumore tra coloro i quali non sono stati avvisati e scopriranno quanto accaduto solo a cose fatte.

Intanto negli aggiornamenti del Patch Tuesday dei giorni scorsi sono state rilasciate le patch per correggere e risolvere due nuove vulnerabilità che interessano ancora Exchange Server. Microsoft ha raccomandato l’applicazione tempestiva, sottolineando comunque di non aver ancora riscontrato attacchi che abbiano sfruttato le nuove vulnerabilità.

Fonte Originale: : https://www.hwupgrade.it/news/sicurezza-software/l-fbi-bonifica-i-sistemi-exchange-server-compromessi-da-hafnium-usando-la-loro-backdoor_96991.html

JULIAN ASSANGE E L’INSURREZIONE MEDIATICA DI WIKILEAKS CONTRO IL POTERE – Germana Leoni, Berenice Galli

Julian Assange e WikiLeaks hanno contribuito a far aprire gli occhi all’opinione pubblica, soprattutto far capire che “niente è come sembra”, ovvero che dietro i governi ci sono spesso poteri più o meno profondi che muovono le fila di quello che accade nel mondo. E proprio ‘Julian Assange. Niente è come sembra’ (Nexus Edizioni) è il titolo del libro della giornalista Germana Leoni che abbiamo avuto il piacere di avere su #Byoblu24, insieme alla giornalista di Pangea, Berenice Galli. “WikiLeaks è una sorta di insurrezione mediatica, una reazione alla ormai narco-tizzante omogeneità della stampa mainstream che da decenni ci impone una totale uniformità di vedute, un pensiero unico strumentale alla “fabbrica del consenso”: conditio-sine-qua-non alle logiche del potere” – scrive Germana Leoni nella prefazione del libro. Ripercorriamo allora le vicende chiave della vita di Julian Assange, per capire anche che la sua detenzione è un bavaglio all’informazione libera.

Video , piu Fonte : https://www.byoblu.com/2021/04/14/julian-assange-e-linsurrezione-mediatica-di-wikileaks-contro-il-potere-germana-leoni-berenice-galli/

Registri elettronici Axios oscurati, gli hacker chiedono il riscatto in cambio dei dati

Diventa un vero e proprio caso di hackeraggio la vicenda del black out dei registri elettronici di oltre 3 mila scuole gestiti da Axios Italia e dovuti ad un accertato “attacco ransomware” sferrato alla vigilia di Pasqua. Gli autori del “furto” on line, con tanto di decine di migliaia di file sottratti, avrebbero infatti chiesto un consistente riscatto in bitcoin: si tratta di una sorta di moneta virtuale (creata nel 2009 da un hacker con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto) che può contare su una riserva di valore “volatile”.

Presentata la denuncia alla Polizia

Axios Italia, la società informatica che fornisce il servizio a circa il 40% degli istituti scolastici italiani, ha quindi presentato formale denuncia alla Polizia postale citando anche la richiesta degli hacker.

Fonte / Continua su : https://www.tecnicadellascuola.it/registri-elettronici-axios-oscurati-gli-hacker-chiedono-il-riscatto-in-cambio-dei-dati

Chrome non sarà più il browser di Chrome OS. Sembra assurdo, ma c’è la motivazione tecnica

Il legame strettissimo fra Chrome OS e il browser Chrome è un’arma a doppio taglio: ogni aggiornamento del browser deve infatti passare da un aggiornamento del sistema operativo. Google vuole eliminare questa limitazione

Dalle prossime versioni di ChromeOS, Chrome non sarà più il browser predefinito e sarà sostituito da un nuovo programma, chiamato LaCros, sempre su base Chromium. A rendere nota questa modifica è il sito Chrome Story, che ha avuto modo di analizzare il codice sorgente delle prossime versioni del sistema operativo.

Anche se può sembrare assurdo utilizzare ChromeOS e non avere più Chrome come browser predefinito, c’è una motivazione di fondo. L’attuale configurazione di ChromeOS, infatti, prevede che gli aggiornamenti del browser siano legati a quelli del sistema operativo. La stessa situazione che si verifica, ad esempio, con Safari su iOS.

Fonte / Continua: https://www.dday.it/redazione/38915/chrome-non-sara-piu-il-browser-di-chrome-os-sembra-assurdo-ma-ce-la-motivazione-tecnica

Il bug di Chrome OS che dice dove sei stato

SicurezzaBug e aggiornamentiIndividuato un problema nel sistema operativo dei Chromebook che, potenzialmente, consente agli altri utenti di sapere dove si è stati

Le modalità di gestione dei log WiFi adottate da Google per il sistema operativo Chrome OS potrebbero arrecare danno alla privacy di chi possiede un Chromebook. Le informazioni a proposito delle reti wireless agganciate negli ultimi sette giorni risultano infatti consultabili da tutti, anche da coloro che effettuano l’accesso al computer come ospiti.

Chromebook: quei log WiFi di troppo

Incrociando questi dati con altri disponibili, si è potenzialmente in grado di ricostruire una mappa dei movimenti effettuati nella settimana da chi ha portato con sé il Chromebook. Secondo il Committee on Liberatory Information Technology si tratta di un bug (anche se forse il termine non è del tutto corretto) noto al gruppo di Mountain View da anni e mai risolto. In seguito alla pubblicazione di notizie in merito, bigG è intervenuta con una breve dichiarazione che riportiamo di seguito in forma tradotta.

Fonte / Continua su: https://www.punto-informatico.it/chromebook-bug-chrome-os-log-wifi/

Windows 10 in crash accedendo a un percorso via barra indirizzi: ecco il ‘path’ da evitare

Windows 10 in crash accedendo a un percorso via barra indirizzi: ecco il 'path' da evitare

Un bug su Windows 10 provoca una schermata blu e costringe al riavvio della macchina. Microsoft ha promesso un fix su tutti i sistemi coinvolti, ma non sappiamo quando questo verrà rilasciatodi Nino Grasso pubblicata il 18 Gennaio 2021, alle 10:21 nel canale SISTEMI OPERATIVI
WindowsMicrosoft

Un bug presente nel codice di Windows 10 provocherebbe l’insorgere di schermate blu (le famose BSOD, Blue Screen of Death, in lingua inglese) semplicemente accedendo a un percorso nella barra degli indirizzi di Chrome o utilizzando altri comandi. La falla è stata rivelata da Jonas Lykkegaard, lo stesso ricercatore di cui avevamo parlato la scorsa settimana in merito alla vulnerabilità che causa la corruzione dei drive NTFS su Windows 10.

Il nuovo bug non è in realtà così recente. Il ricercatore di sicurezza ne parla ormai dallo scorso mese di ottobre, ma Microsoft non è ancora corsa ai ripari. La scorsa settimana, interrogata da BleepingComputer che ha riportato la notizia, ha commentato: “Microsoft ha un impegno costante nei confronti dei consumatori per indagare i problemi di sicurezza segnalati e forniremo aggiornamenti per i dispositivi coinvolti il più in fretta possibile”.

Il percorso che manda in crash tutte le versioni di Windows 10

Da ottobre Lykkegaard parla di un percorso che, una volta inserito nella barra indirizzi di Chrome, manda in crash l’intero sistema operativo proponendo l’irreversibile schermata blu. Questo avviene perché, quando programmi e servizi vogliono interagire con un dispositivo possono utilizzare un Win32 Device Namespace come argomento per alcune funzioni di programmazione. Un esempio può essere un’applicazione che vuole accedere al disco senza usare i servizi nativi del SO.

Fonte / Continua: https://www.hwupgrade.it/news/sistemi-operativi/windows-10-in-crash-accedendo-a-un-percorso-via-barra-indirizzi-ecco-il-path-da-evitare_94827.html

Chi sono i tre giovani hacker di Twitter e qual era il loro piano

Individuati i tre giovani hacker del massiccio attacco a Twitter del mese scorso. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 17 ed i 22 anni.

Il mese scorso Twitter ha subito un massiccio attacco hacker per il quale numerosi profili, inclusi quello di Bill Gates ed Elon Musk, sono stati utilizzati per invogliare gli utenti ad eseguire transazioni in bitcoin. Sono state necessarie due settimana per individuare i colpevoli. Vediamo dunque di saperne di più di questi giovani hacker che hanno portato Twitter nel caos e del loro piano.

I tre hacker della banda

Il cervello dell’operazione sarebbe un 17enne che si fa chiamare Kirk, il quale avrebbe “adescato” per il suo piano altri due ragazzi, un 19enne del Regno Unito, Mason Sheppard ed un 22enne di Orlando, Nima Fazeli. I due sulla piattaforma Discord, usata di solito per la comunicazione nei videogames, erano famosi come “lol” e “ever so anxious”

twitter-attack

Continua /Fonte  su : https://systemscue.it/tre-ragazzi-hacker-twitter-il-loro-piano/21172/